La Scherma come strumento di Sport Therapy

La Scherma come strumento di Sport Therapy

L’attenzione dell’opinione pubblica è oggi giustamente focalizzata sui noti effetti preventivi dell’esercizio fisico nei confronti di una grande varietà di patologie anche potenzialmente assai gravi.

Non meno importante è però il grandissimo potenziale che l’esercizio-terapia ha per il trattamento delle comuni patologie croniche. Per queste ultime, infatti, la letteratura scientifica e i claims pubblicitari con lentezza ma consistenza, si spostano favorevolmente verso un uso più adeguato dell’esercizio come elemento terapeutico aggiuntivo al comune approccio farmacologico, con grande beneficio collettivo sia in termini di salute pubblica che di mero bilancio economico.

Diverso però è il campo delle malattie genericamente etichettate come “rare” anche se il concetto di raro va rivisitato alla luce dell’impatto sociale che una patologia degenerativa ha in termini di multidisciplinarietà dell’approccio clinico (più medici per un paziente) e di gestione della disabilità (più parenti per un malato). Per queste condizioni patologiche che comprendono diverse malattie muscolari distrofiche e infiammatorie croniche è stridente la profonda frattura tra la continua richiesta di interventi terapeutici per il miglioramento delle condizioni di salute dei pazienti, l’impraticabilità delle terapie attualmente in sperimentazione (staminali, etc) e l’inadeguatezza della cura nei periodi successivi all’inquadramento clinico, quando cioè il paziente e i suoi cari sentono profonda la sensazione di abbandono istituzionale e l’inevitabilità di un evoluzione peggiorativa del processo degenerativo.

Nonostante queste premesse è mandatorio uno sguardo più attento a possibili approcci alternativi, solo in apparenza concettualmente più semplici rispetto ad uno farmacologico, come la sport-terapia e la terapia-nutrizionale, con il fine di rallentare il processo di deterioramento della qualità di vita dei pazienti.

Il nostro Team nell’ambito del Laboratorio Attività Motorie Malattie Rare (Lusammr) presso il Centro di Medicina dello Sport di Voghera vuole proporre un metodo nuovo nell’approccio al paziente nelle fasi successive all’inquadramento diagnostico e clinico, ovvero in un momento da noi ritenuto particolarmente importante e delicato perché frequentemente vissuto dal soggetto come abbandono o minore attenzione da parte di tutti. Durante questo periodo è per noi cruciale procedere alla valorizzazione delle capacità funzionali residue del soggetto, proprio perché spesso in grado di aiutare la persona nel mantenimento delle sue attività quotidiane. Questo però richiede la responsabilizzazione del paziente che deve diventare artefice e primo protagonista della realizzazione del programma di allenamento e nutrizionale con il costante supporto multi specialistico.

Nella nostra visione del problema, quindi, il paziente è un atleta per il quale è necessario adattare il carico di lavoro e l’approccio nutrizionale alle specifiche esigenze. Tutto qui.

Sebbene il fine ultimo del progetto è concettualmente semplice, la sua realizzazione è molto complessa perché passa attraverso alcuni grandi ostacoli come ad esempio la ricerca di metodologie sperimentali che consentano di valutare in maniera oggettiva l’effetto dell’approccio a partire dalla conoscenza della fisiopatologia della malattia.

Considerando il fatto che la fatica rappresenta un trait d’union di numerose condizioni patologiche croniche spesso elemento fondante la diagnosi iniziale, il nostro Team è oggi impegnato nello sviluppo delle metodologie più corrette per lo studio delle componenti cerebrali e muscolari della fatica nonché della sua evoluzione in relazione ad interventi sport-terapici e nutrizionali mirati.

Lo studio è focalizzato sull’identificazione dei componenti centrali (cerebrali) e periferici (muscolari) della fatica muscolare durante contrazioni sostenute mediante derivazioni elettromiografiche multicanale di superficie associate a misurazioni delle modificazioni del flusso ematico tessutale e del livello di ossigenazione ematica.

I risultati del nostro impegno contribuiranno, sperabilmente, alla divulgazione di una nuova cultura che possa portare al riconoscimento ufficiale dello sport come terapia alternativa o complementare ad un approccio tradizionale in alcune patologie selezionate.